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Martina ora accusa Alex «È lui il regista dei blitz»

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Cristina Bassi

La passione travolgente è diventata una faida. I due ormai ex «amanti dell'acido» ieri si sono scontrati in aula per la prima volta dopo le schermaglie tra i loro legali e il manoscritto depositato da Martina Levato tre settimane fa. Finora lei aveva sempre difeso Alexander Boettcher.

Parte il processo d'appello davanti ai giudici della Terza sezione. La Levato e il coimputato fanno dichiarazioni spontanee. Entrambi rispondono dell'aggressione con l'acido a Pietro Barbini il 28 dicembre 2014 per cui sono stati condannati in primo grado a 14 anni di carcere. «L'acido lo abbiamo lanciato io e Andrea Magnani, ma è stato Alex il regista degli agguati (ce ne sono altri due, oggetto di ulteriori processi, ndr). Poi mi ha costretto a mentire al processo», dice la ragazza. «Non c'entro niente con le aggressioni e lei mente, ha cambiato versione solo perché sono stati mostrati i nostri video (con scarnificazioni e marchiature a fuoco, ndr)», ribatte Boettcher. Queste le «verità» contrapposte.

Il pg Lucilla Tontodonati ha chiesto la conferma delle condanne di primo grado. Non fa differenze tra i due imputati: «In loro - afferma - manca totalmente l'empatia verso le vittime. E il ruolo di Magnani non toglie nulla alle loro responsabilità». La novità è il cambio sostanziale di rotta della Levato. Maturato, spiega il suo legale Alessandra Guarini, dopo un percorso psicologico di auto coscienza cominciato a gennaio. Una «metamorfosi», l'ha definita lo psicologo che la segue in carcere. «L'ho sempre difeso, perché minacciava di suicidarsi», ha dichiarato la ex bocconiana. Ora punta il dito: «Alex è stato il regista e l'ispiratore dei blitz. Ha voluto lui l'aggressione a Barbini». Infine si commuove e si scusa: «Pietro non meritava quello che gli è successo». L'avvocato Guarini chiede di considerare la nuova posizione e di mitigare la pena. «All'inizio - aggiunge - la mia assistita non accusava Boettcher, perché subiva il suo controllo. Lui la minacciava: Colpisci Barbini, oppure faccio del male a te o ai tuoi genitori». I difensori dell'uomo, Giovanni Maria Flora e Lamberto Rongo, chiedono l'assoluzione o la rimodulazione della pena. In serata i giudici dispongono una perizia che accerti l'indebolimento permanente della vista di Barbini. «L'occhio destro di Pietro è peggiorato - sottolinea il suo legale, Paolo Tosoni -. Dai sei decimi di qualche mese fa è sceso a uno. Il nostro consulente l'ha dichiarato non migliorabile». L'esito dell'accertamento servirà per il nuovo calcolo della pena.

Al processo d'appello per le aggressioni con l'acido la Levato cambia versione. Boettcher: «Bugiarda»


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