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«Un patto anti-ostruzionismo o si bloccano le grandi opere»

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Chiara Campo

Se ne parla da anni ma nessuno finora è riuscito a rivedere il regolamento del Consiglio comunale. Quasi un tabù, bipartisan. Neanche la maggioranza, che corre il rischio di trovarsi in un futuro non troppo lontano dall'altra parte della barricata, ha voluto mettere in discussione la carta dell'ostruzionismo allo sfinimento. In Comune non ci sono praticamente limiti di tempo al dibattito, strumento utile per strappare accordi o far saltare il banco. La giunta Pisapia si è trovata nell'assurda situazione di vedersi affossati provvedimenti come la regolarizzazione del Leoncavallo o la riqualificazione degli scali ferroviari da consiglieri della stessa coalizione. Una sinistra radicale che preoccupa evidentemente (anche) il candidato del centrodestra Stefano Parisi. Ieri ha rotto gli schemi e ha proposto un accordo pre-elettorale allo sfidante del Pd Beppe Sala: «Un patto per bloccare l'ostruzionismo, è legittimo ma va fissato un limite oltre il quale la maggioranza ha il diritto di decidere. É così in Regione e persino in Parlamento». Un richiamo che sembrerebbe rivolto anche al centrodestra. Ma difende la posizione tenuta dall'opposizione nel caso degli ex scali Fs. «Politicamente la minoranza può decidere di non aiutare la maggioranza a votare un provvedimento, non è colpa del centrodestra se il restyling degli ex scali è naufragato - ha replicato ieri all'incontro con i costrutori di Assimpredil al presidente Marco Dettori che chiedeva impegni sul futuro di quelle aree -. La cosa grave è che Pisapia e la sua coalizione, che ora si presenta divisa tra Sala e altri due candidati sindaci, Basilio Rizzo e Marco Cappato, non avesse i numeri per approvare il piano». Parisi ha garantito che sbloccherà l'accordo con Fs, con alcune modifiche. E «durante un evento pubblico i miei candidati si impegneranno a votare in aula entro 6 mesi dall'inizio del mandato la revisione del Pgt e del Regolamento edilizio, bisogna liberare gli investimenti, anche dall'estero». Prevede libero cambio di destinazione d'uso mantenendo le volumetrie, incentivi e premi fiscali, volumetrici o sull'affitto a chi investirà su impianti e condomini ecologici, «il vero piano anti-smog nn si fa sul traffico ma sull'edilizia». Pensa anche a un piano di «razionalizzazione delle sedi comunali». L'ex sindaco Letizia Moratti aveva in mente (ad esempio) la dismissione dell'anagrafe di via Larga e del comando dei vigili in piazza Beccaria e l'accorpamento di uffici sparsi in due palazzi, nuovi o da ristrutturare. Chissà.

Dettori riporta un numero allarmante per il settore: solo il 4% degli appalti del Comune tra 2015 e 2016 sono finiti alle imprese locali. Parisi contesta la logica del massimo ribasso «che può favorire imprese opache» ma da Milano «deve partire una battaglia che, nella legge e nella trasparenza, ci permetta di rivedere il codice degli appalti». Riferisce di aver visto proprio ieri «una persona importante nel mondo della moda» (si tratta della direttrice di Vogue Franca Sozzani) e concorda con lei che «Expo ha riposizionato Milano nel mondo» ama «non bisogna fermarsi, le settimane della moda e del design non devono fermarsi a poche settimane, Milano deve avere eventi 9 mesi all'anno». E deve diventare «una città così cool che i talenti vorranno venire qui e nostri ragazzi ci rimanerci». Cool dovrebbe diventare anche l'area Expo, «un quartiere con campus, cinema, sport, deve diventare un quartiere denso, non basta il progetto Human Technopole».

Parisi propone di rivedere prima del voto il regolamento del Consiglio Assimpredil denuncia: solo il 4% degli appalti comunali a imprese locali


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