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Mamma e gemelline morte Ora si indaga per omicidio

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La Procura ha aperto un fascicolo ipotizzando il reato di omicidio colposo, come di regola in casi del genere, in seguito alla morte di Claudia Bordoni, 36 anni, deceduta tre giorni fa alla clinica Mangiagalli, dove era ricoverata per complicazioni derivanti dalla gravidanza scaturita da procreazione medica assistita cominciata all'ospedale San Raffaele. La donna era incinta al sesto mese di due gemelline - ha rivelato ieri il legale della famiglia - e anche i feti non sono sopravvissuti. L'autopsia verrà effettuata a metà della prossima settimana.

Il pm Maura Ripamonti e il procuratore aggiunto Nunzia Gatto, che stanno condicendo le idnagini, dovranno innanzitutto acquisire le cartelle cliniche dei due ospedali e anche di quello di Busto Arsizio (Varese), dove la donna è stata visitata, e probabilmente poi (anche come atto dovuto a garanzia) procederanno alle iscrizioni dei medici che si sono occupati del caso nel registro degli indagati. «Siamo ancora in una fase preliminare delle indagini», ha precisato il procuratore Pietro Forno.

Forno, oltre a spiegare che l'indagine è ancora alle fasi preliminari, ha voluto precisare che si tratta della morte di una donna che era «alla 25ma settimana di gravidanza» e non di un decesso durante il parto. La donna, originaria della Valtellina, era stata ricoverata dal 13 al 21 aprile scorso al San Raffaele per complicazioni anche perché, da quanto si è saputo, si trattava di una gravidanza definita «a rischio» e quattro giorni dopo era tornata al Pronto soccorso della stessa struttura sanitaria per dolori addominali, le era stata prescritta una terapia ed era tornata a casa. Due giorni fa, poi, si è recata alla clinica Mangiagalli, centro di eccellenza riconosciuto, dotato di strutture specializzate e dove esiste anche un reparto di terapia intensiva neonatale, con incubatrici capaci di far sopravvivere anche bambini molto prematuri. Nel corso di questo periodo di complicazioni legate alla gravidanza, tra l'altro, era passata anche per il Pronto soccorso dell'ospedale di Busto Arsizio (Varese). Ed è morta poi alla Mangiagalli giovedì scorso per un'emorragia gastrica, stando ai primi accertamenti. I medici della clinica milanese hanno anche cercato di praticare un cesareo d'urgenza che non è riuscito.

La Regione Lombardia, intanto, ha attivato la propria task force (diretta dal dottor Rinaldo Zanini) che effettuerà un audit su quanto avvenuto, mettendo in atto la stessa prassi già seguita per altri eventi analoghi accaduti negli ultimi mesi. «Ma - fanno sapere dal Pirellone - secondo quanto risulta dalle prime informazioni raccolte non sembra evidenziarsi alcun elemento collegabile a negligenze da parte della struttura nella gestione del caso trattato, nonostante l'esito infausto».

Infine, anche il ministero della Salute ha deciso di inviare i propri ispettori per fare luce sulla vicenda.

La Procura apre un fascicolo sul decesso della 36enne incinta Il ministero invia gli ispettori. La Regione: «Nessuna negligenza»


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