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Sventata maxi truffa on line In manette 10 hacker romeni

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Cristina Bassi

Avevano costruito una rete di 49 siti di e-commerce fasulli e avevano catturato (almeno) 350 vittime. Clienti ignari che credevano di acquistare on line articoli hi-tech, pagavano ma non ricevevano nulla. Neppure il caro vecchio mattone imballato al posto di una telecamera o di un tablet.

All'organizzazione di hacker romeni le truffe avevano fruttato un milione di euro. Finché sono intervenuti gli agenti del compartimento Polizia postale e delle comunicazioni, che con l'operazione «Face Off» hanno scoperto il giro di vendite bufala. I criminali erano attivi dalla Romania e dall'Italia in mezza Europa. Dieci cittadini romeni sono stati arrestati e sono stati sequestrati beni per un milione, appunto il totale dei guadagni illeciti. La maggior parte degli arrestati è originaria di Ramnicu Valcea, considerata la «Hackerville» europea per il record di frodi su internet. Uno di loro, di 23 anni e incensurato, un vero genio prestato al crimine, è stato fermato all'università mentre discuteva un esame di informatica. Le ordinanze di custodia cautelare e i sequestri sono stati disposti dal gip di Milano. Le accuse sono di truffa online, utilizzo indebito di carte di credito, falsificazione di documenti, sostituzione di persona e furto di identità digitale. La polizia è intervenuta in Lombardia, Veneto e Lazio. Perquisito anche un noto dealer (un intermediario) della provincia di Como, dove erano state attivate numerose schede telefoniche utilizzate dagli indagati e intercettate dagli investigatori.

Tutto è nato dalla denuncia di una delle vittime che non ha mai ricevuto l'iPad comprato sul sito «techmaniashop.it». La polizia ha scoperto che gli hacker creavano siti falsi in modo sistematico. L'organizzazione era capeggiata da due coniugi, che vivevano in Italia, e dal vero promotore, che dava gli ordini dalla Romania. Qui venivano realizzate le operazioni informatiche più complesse, come la pubblicazione dei siti «esca», le operazioni di phishing con il furto di dati sensibili e lo spostamento e il riciclaggio del denaro raccolto. In collaborazione con Poste italiane sono stati trovati anche più di cento documenti di identità fasulli, usati per aprire le carte prepagate. Ma come agivano i truffatori del web? Prima di tutto rubavano dati rilevanti (partite Iva, numeri di telefono) su siti di e-commerce autentici, poi aggiungevano allo loro Url suffissi come «shop», «online», «store». In questo modo i compratori trovavano in Rete recensioni positive sui negozi virtuali e si fidavano. Veniva falsificato un documento di identità, spesso danese, finlandese o ungherese per poter ottenere un codice fiscale e aprire carte di pagamento ricaricabili del tipo postepay. Le carte erano trasferite in Romania. E subito dopo il pagamento del malcapitato cliente sotto forma di ricarica, veniva prelevato il ricavato della frode. Al telefono gli indagati parlavano in codice di «bottiglia», le carte prepagate, o «caffè», il luogo in Rete dove si incontravano. La Postale ha collaborato con le autorità romene, le transazioni illegali scoperte sono 2.962.

Oscurati 49 falsi siti che promettevano articoli hi-tech e tablet Nella trappola sono cadute 350 persone, un milione il fatturato


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