Sabrina Cottone
Se fosse un sentimento, sarebbe orgoglio, ancora con il retrogusto dell'incredulità. E ansia per le sorti del leader, Silvio Berlusconi: a lui arriva un applauso, poi un altro, tra i più calorosi di questo pomeriggio azzurro all'hotel Marriott di via Washington, che non vuole essere una celebrazione, anche se un po' lo è. Ma una ripartenza in un luogo di tanti convegni affollati in tempi fortunati. Oggi riempire la sala tocca a eletti e non (ancora) eletti di Forza Italia. Dà la carica il candidato sindaco, Stefano Parisi: «Mi fanno dire che voglio la mafia e le macchine in centro, oggi mi mettono persino insieme a Hitler» dice, con un'amarezza che non guasta l'ottimismo.
«Ce la giocheremo per qualche migliaio di voti» è la previsione del coordinatore cittadino, Fabio Altitonante, che si sente un po' ovunque, tra giovani come Pietro Tatarella, più di 5mila voti, Gianluca Comazzi e Silvia Sardone («noi donne azzurre siamo state scelte non perché donne ma perché ci siamo impegnate») sopra i 2mila, e poi Luigi Pagliuca, Fabrizio De Pasquale, Alessandro De Chirico, dentro comunque vada il ballottaggio. Ci sono Luigi Amicone e Andrea Mascaretti. Tutti continuano (promettono) campagna elettorale a tappeto: una bella differenza se entrano sette azzurri o se quindici, in fila dietro Parisi.
Mariastella Gelmini, che con i suoi dodicimila voti tutti trattano da reginetta delle preferenze, dal palco chiede mobilitazione ai vip del partito in prima fila: «Questa settimana non serve andare a Roma. Evitiamo di andare a Roma e a Bruxelles. Andiamo nelle piazze, nei territori, nei quartieri, nelle vie della città. Si sente aria di cambiamento, Milano ha bisogno di cambiare».
Schierati come nei momenti che contano il presidente dei senatori, Paolo Romani, il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti («pezzo dopo pezzo ci riprendiamo il Paese»), la responsabile comunicazione di Forza Italia, Deborah Bergamini, i politici Luca Squeri, Michela Brambilla, Daniela Santanché («è importante essere tutti uniti»), Laura Ravetto, responsabile enti locali, Annamaria Bernini («dall'Emila Romagna siamo venuti a imparare la ricetta di Milano»), gli europarlamentari Stefano Maullu, Max Salini, Lara Comi. Saranno anche loro nelle piazze e nei mercati in questi giorni che separano dal ballottaggio come chiede Mariastella Gelmini?
Il timore è che gli elettori di centrodestra che non sono andati a votare continuino a restarsene a casa e che qualcuno non torni ai seggi il 19 giugno. Dice Gelmini: «Il nostro compito è battere l'astensionismo. Faccio un grande appello perché la partita non è chiusa e siamo impegnati ad accorciare le distanze. Pensiamo che l'avversario siano le tante persone che non credono sia importante andare a votare, le persone sfiduciate che non danno peso al loro voto. Ecco, il nostro compito è portare a votare le persone che non credono nella politica e ridurre la forbice dell'astensionismo». Non è un'impresa facile ma dopo anni incerti l'entusiasmo non manca.
Miss preferenze ai vip di partito: adesso fino al voto è meglio se non andate più a Roma né a Bruxelles