Luca Fazzo
Quando i vertici di Nolostand, la società di Fiera Milano che lavorava nel sito di Expo, ricevettero una lettera d'allarme sui rapporti tra il consorzio Dominus e la mafia, la buttarono nel cestino: e anche per questo Nolostand è finita commissariata dal tribunale. Ma nel mare di carte dell'indagine della Procura sulle penetrazioni mafiose ad Expo salta fuori che più o meno la stessa cosa accadde in Prefettura. Anche il prefetto dell'epoca, Francesco Paolo Tronca, ricevette una segnalazione che portava dritta dritta verso Dominus. E anche quella finì in niente.
A tre giorni dalla retata della Procura di Milano, lo scontro tra istituzioni sul tema dei mancati controlli sta raggiungendo il calor bianco. Come è stato possibile che l'intero apparato di vigilanza su Expo non si sia accorto di niente? La Regione scarica sulla Dia, la Prefettura, il Garante anticorruzione. Il Garante ribatte che i controlli antimafia non gli competono, la Prefettura tace, la Dia anche. Ma dagli ambienti giudiziari emerge una ricostruzione che smentisce Maroni. E però, in un passaggio, lascia il cerino in mano alla Prefettura.
Si scopre infatti che il 30 luglio 2015, in piena Expo, il Gicex - il gruppo operativo delle tre forze di polizia creato proprio per vigilare su Expo - scrive alla Prefettura che Giuseppe Nastasi è segnalato come possibile mafioso. Nastasi nel consorzio Dominus non ha cariche ufficiali, ma ne è di fatto il capo. L'amministratore unico è stato prima suo fratello e dall'aprile 2015 è suo padre Calogero. Non è difficile, insomma, fare un passo in più e mettere sotto tiro la Dominus. Invece nulla accade, Expo prosegue indisturbata, la Dominus continua a fare affari. Fino a mercoledì scorso, quando Nastasi e altri dieci presunti complici vengono arrestati e inizia lo scaricabarile sui mancati controlli.
Anche la segnalazione di cui parla Maroni esiste ed è agli atti dell'inchiesta: la lettera di Enrico Pazzali, presidente di Fiera Milano che il 16 maggio 2014 invia al prefetto Tronca, al capocentro della Dia di Milano e a Raffaele Cantone, presidente dell'Anticorruzione, un elenco di 216 fornitori che «potranno essere chiamati a collaborare alle prestazioni richieste da Expo 2015». Al numero 60 c'è la Dominus. Pazzali non chiede apertamente ai tre interlocutori un ok, anche se il senso della missiva è chiaro. Ma di fatto nessuno risponde.
Il problema, si spiega a Palazzo di giustizia, è che la Fiera omette il passaggio successivo, quello cruciale: inserire la Dominus non nell'elenco dei possibili fornitori, ma sul Siprex, la piattaforma informatica che scheda le aziende effettivamente operanti in Expo e che viene passato al microscopio dalla Dia. Su Siprex, di Dominus non c'è traccia. Quindi, dicono in tribunale, non è vero che ci fosse una via libera perché la società di Nastasi operasse sul sito dell'esposizione, come afferma invece il governatore Maroni. Ogni giorno, insomma, il rimpallo di colpe si intensifica. E diventa sempre più chiaro che il sistema dei controlli, così com'è, non funziona.
La lettera della Fiera con i fornitori non ebbe risposta nemmeno da Dia e Cantone