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«Il terrorismo porta alle dittature»

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(...)E ora la Brexit ha piegato l'Inghilterra.

«La Gran Bretagna pagherà carissima questa scelta. Almeno nel breve periodo. Hanno vinto gli anziani che in modo massiccio hanno voluto l'uscita. I giovani erano contrari. E i vecchi hanno voluto far sentire la loro voce urlando contro chi li dimentica e agevola i macrocosmi economici».

Anche lei ha scelto l'uscita

«Io sto con i giovani. Abbandonare la Ue non è un rimedio. L'Europa ha tecnologie e potenzialità per costruire un continente più umano. Evitando di offendere l'ambiente. Camminando sulle proprie gambe. Facendo leva su se stessa».

Quindi il voto della Brexit è stato dettato dall'ira.

«Rabbia pura. Ma non è detto che l'ira sia un male».

Che cosa vi trova di positivo.

«La rabbia può rivelarsi costruttiva. È un punto di partenza verso una frontiera nuova. Una sorta di consapevolezza che finora si sono commessi errori».

Anche il terrorismo è una forma d'ira.

«Certo, ma esasperata. Esagerata. Con le pallottole e le bombe non si risolve nulla. Si rischia solo l'approdo verso nuove dittature. Quello che serve è il dialogo e un'azione collettiva».

Per ora impossibile.

«La colpa è stata delle guerre di Bush contro il Medio Oriente. Il colonialismo inglese, nei secoli, aveva già fatto del male. La Storia dice che i britannici hanno tirato linee sulla carta geografica, sentenziando chi avesse il diritto di star dentro o ne fosse escluso. Questo ha alimentato odio».

È ora quella rabbia è il conto che viene presentato all'Europa.

«Serve umiltà nel riconoscere i propri errori. Anche l'Europa ne ha fatti. Se non avesse tirato confini e condotto guerre, ora non avremmo i kamikaze. Bisogna costruire il domani con i propri mezzi e le proprie mani. Senza la volontà di dominare gli altri. Noi europei abbiamo fatto solo i nostri interessi. Miopi, peraltro. Sbagliando nell'identificarli. E ora molto - forse troppo - è da correggere».

Stefano Giani

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