Maria Sorbi
I colleghi non si danno pace. E si barcamenano tra dolore e rabbia. La notizia del suicidio di Alberto Flores D'Arcais - il primario di pediatria dell'ospedale di Legnano agli arresti domiciliari dal 9 luglio con l'accusa di atti sessuali con minorenni - ha scosso profondamente la comunità dei medici. E ora la famiglia e gli amici più stretti vogliono andare a fondo della vicenda. Perché già dal giorno degli arresti sostengono che le denunce siano infondate.
Vere o false che siano, le accuse hanno indotto il noto pediatra a suicidarsi. Sessantun anni, si è gettato dal settimo piano della sua abitazione in via Belgirate. Già ci aveva provato un paio di volte nell'arco di questo mese e mezzo, tanto che era seguito da uno psichiatra (l'ultima visita risale proprio a venerdì mattina). Ma l'uomo, professionista allergologo con un curriculum impeccabile, non ha retto all'infamia e si è sentito finito, a prescindere dall'esito del processo.
Le accuse che pesano su di lui sono molto pesanti: diciotto casi di visite equivoche su ragazzine minorenni e 5mila immagini pedopornografiche ritrovate su suo computer. «Sul suo pc - spiega il procuratore capo di Busto Arsizio, Gianluigi Fontana - non era stata cancellata la cronologia del motore di ricerca con numerosissimi link a siti a pagamento pedopornografici».
Ma chi lo conosceva bene e lo aveva visto lavorare non ha dubbi sulla sua innocenza. «Se uno guarda le immagini che ho io sul telefonino - contesta un collega - allora mi danno l'ergastolo. Ho immagini di seni, parti intime e fotografie che le stesse pazienti mi mandano per chiedere una consulenza. Prima di inchiodare così una persona, andiamo a fondo». In effetti, la seconda perizia fatta sui video girati di nascosto nello studio di D'Arcais non sembrerebbe rilevare nulla di anomalo: «È normale che un allergologo faccia spogliare un bambino anche se presenza solo un eczema locale» sostengono i colleghi. A denunciare D'Arcais, e a far partire l'inchiesta a suo carico, sono state tre pediatre (non ospedaliere) di Legnano: Marina Camiletti, Debora De Biase e Rita Clementi. Dottoresse che lui stesso in passato aveva ripreso pubblicamente per dei comportamenti che definì poco professionali. «Flores D'Arcais è stato la vittima innocente di un'accusa assolutamente falsa, una cattiveria nata dalla segnalazione di pediatri di base con cui aveva avuto degli screzi perché riteneva non facessero il loro lavoro come dovevano» commenta il suo medico di famiglia Alberto Aronica. «Alberto aveva perso tutto, aveva perso ogni speranza. Sapeva di essere finito come medico, sia in caso di condanna sia di assoluzione. E pensare che era stato lui a chiamare più volte i carabinieri quando visitava qualche bambino su cui sospettava abusi e violenze». Ad esprimere vicinanza alla famiglia è anche il direttore dell'ospedale di Legnano Massimo Lombardo.
Incredulità tra chi ha conosciuto Flores D'Arcais «Accuse false, Alberto aveva perso ogni speranza»