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Milano, Comune immobile davanti all'emergenza clochard

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I promotori dell'associazione 'Pro Tetto' lamentano ritardi nell'avvio del loro progetto che darebbe una casa ai clochard italiani che ruotano intorno all stazione di Milano

Milano vive giorni difficili. L’emergenza immigrazione e l’emergenza criminalità hanno fatto invocare al sindaco Beppe Sala l’arrivo dell’esercito ma, con l’inverno alle porte, resta irrisolto anche il problema dei senza tetto. Eppure, già da oltre un anno e mezzo, c’è chi cerca di far partire un progetto a costo zero per le casse del Comune di Milano che darebbe una casa a chi non ce l’ha più.

Fernando Barone è uno dei fondatori dell’associazione ‘Pro tetto’ da cui prende il nome l’iniziativa rivolta “a tutti quegli italiani, magari padri di famiglia separati, sfrattati o senza lavoro, che potremmo far lavorare nella riqualificazione di alcune case di proprietà del Comune dove, poi, potrebbero andare a vivere in comodato d’uso”, dice a ilgiornale.it. Tutto questo sarebbe possibile e necessario solo se il Comune velocizzasse le pratiche burocratiche. “Non è colpa di Sala, il prefetto gli manda i migranti e lui deve occuparsene, ma intanto per gli italiani nessuno fa nulla e non si capisce perché, quando c’è un progetto a costo zero, non se ne agevoli l’avvio”, attacca Barone che ogni sera, insieme ad altri venti volontari, gira per la stazione centrale di Milano e nelle vie limitrofe a dare cibo e qualcosa di caldo da bere ai clochard. Nelle intenzioni dell’associazione Pro Tetto c’è anche quella di usare un camper o un pulmino che ogni sera giri per le diverse piazze di Milano al servizio dei clochard che desiderano lavarsi, farsi la barba e riscaldarsi con una bevanda.

Mentre agli extracomunitari, infatti, ci pensa lo Stato sistemandoli negli alberghi o nella caserma di Montello, in stazione ci sono casi disperati. “L’altra sera abbiamo trovato un quarantenne di Siracusa che negli ultimi 4 anni aveva lavorato tra Milano e l’Emilia, ma da dieci giorni viveva in mezzo alla strada e al freddo. Noi gli abbiamo pagato il biglietto per tornare a casa”, racconta Barone. “Questo progetto non deve partire, deve correre. Con Pisapia c’è stato chi ha cercato di metterci i bastoni tra le ruote, ora l’assessore Majorino sembra essersi maggiormente convinto del bontà del progetto ma sta passando troppo tempo. Prima c’erano le elezioni, poi le ferie estive ed eccoci a novembre che ancora dobbiamo trattare con gli altri assessori. Noi siamo pronti a partire e abbiamo anche il sostegno della curia e della Caritas”.


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