Preoccupa il sondaggio elaborato dalla Camera di commercio Abbigliamento, accessori, orologi e tecnologia i settori più colpiti
Paola Fucilieri
Sensibilizzare? Informare? Segnalare e multare chi delinque? Certo: arrendersi mai. Però, forse non c'è proprio nulla da fare - o comunque ben poco - per sconfiggere i fenomeni della contraffazione e dell'abusivismo. Sì, perché purtroppo siamo fatti così. È quanto emerge chiaramente dai risultati del sondaggio Vero o falso, presentato ieri nella sede di corso Venezia in occasione di Legalità, mi piace!, giornata della mobilitazione nazionale di Confcommercio. «Queste attività illegali - ha sottolineato Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano - vengono considerate a lungo andare un mercato parallelo non solo conveniente, ma anche accettabile». E i dati parlano da soli: solo nella nostra città, un cittadino su tre (il 37%) acquista prodotti contraffatti e la stragrande maggioranza, ovviamente, ne è consapevole.
Al sondaggio, diffuso via web e strutturato anche con risposte multiple (realizzato assieme a una campagna di sensibilizzazione promossa con i social) hanno risposto 710 persone in maggioranza non imprenditori (56%). Dalle imprese, invece, il 44% delle risposte. L'80% di chi ha compilato il sondaggio proviene da Milano e dalla Città Metropolitana; il 14% da Monza Brianza; il 6% da Lodi. Donne e uomini in perfetta parità: 50%. Nelle risposte prevale, fra i partecipanti, la fascia di età da 46 a 55 anni (34%). Seguono le fasce: 36-45 anni (22%), 56-65 anni (21%), 26-35 anni (13%), over 66 (9%) e 16-25 anni (2%).
Ha ragione Sangalli quando sostiene che la contraffazione penalizza la vita delle imprese e tutta l'economia sana in un momento storico molto difficile, che l'abusivismo è «una minaccia per la salute dei consumatori e rappresentano la terza fonte di finanziamento della criminalità organizzata». Tuttavia l'acquirente che acquista, ad esempio, una borsa con una griffe falsa - ma letteralmente identica a quella originale che però in boutique costa sei volte tanto e non potrebbe permettersi - a cosa pensa? All'economia? Al danno alle imprese che lavorano rispettando le regole e spendendo tantissimi soldi in sistemi di contraffazione sempre più sofisticati e costosi? A chi perde il lavoro? Oppure al fatto che un prodotto genuino darà garanzie che quello contraffatto non darà mai? Assolutamente no: la percentuale di chi ha dichiarato ai sondaggisti di non acquistare mai prodotti contraffatti, si attesta su un misero 16 %. Inoltre, a dare scacco matto alle molteplici operazioni delle forze dell'ordine (in sala ieri, tra gli altri, anche il prefetto Alessandro Marangoni, il comandante provinciale dei carabinieri di Milano Canio Giuseppe La Gala, il questore Antonio De Iesu e il colonnello Vito Giordano, comandante del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza) ora c'è il web, dove gli acquisti di griffe false, non solo per l'abbigliamento (31%) e gli accessori moda (46%), ma anche di orologi e di tecnologia (14%) sono quasi incontrollabili.
Eppure l'81% degli intervistati tra Milano, Lodi, Monza e Brianza, sostiene di considerare la qualità dei prodotti contraffatti inferiore, il 93% sa che alimentano la criminalità, che provocano danni alla salute (92%) e danni all'economia (96%). E il 34% appartiene a una fascia di età compresa tra i 46 e i 55 anni.
Dai risultati dei sondaggi di Confcommercio a Milano sono numerosi i punti di segnalazione dell'abusivismo su strada: Duomo, Stazione Centrale, corso Buenos Aires, Colonne di San Lorenzo, corso Como, Brera, piazza San Marco. Ma anche Bonola e viale Monza. I mercati (Fauché, Papiniano, piazzale Martini, via Kramer) sono luoghi segnalati nel sondaggio dove l'abusivismo è presente e va contrastato. Nel sondaggio vengono segnalati anche il mercato abusivo di piazzale Cuoco e, naturalmente,negozi di Chinatown.