Scatolette di tonno, persone con giacconi imbottiti e valige. Ormai basta poco e parte un allarme bomba. Negli ultimi due giorni ce ne sono stati alla clinica Mangiagalli, segnalato un «uomo imbottito di esplosivo», davanti al consolato americano, il tonno in scatola dimenticato da qualcuno, in stazione Centrale, un borsone pieno di farmaci, e all'ospedale San Paolo, due «individui dall'aspetto mediorientale». E prima ancora era stata la volta della metropolitana: giovedì la fermata Duomo è stata chiusa per quasi un'ora a causa di un trolley abbandonato. Anche in quel caso, niente bomba. Poco dopo e a pochi metri, in piazza Mercanti, è scattato un nuovo controllo per una busta abbandonata segnalata da un passante. E in serata gli artificieri sono tornati in Duomo per una valigia sospetta.L'ansia è palpabile: colpire luoghi comuni come un bar ha smosso molte certezze. Non è più sufficiente tenersi lontano dai luoghi sensibili, anzi la stessa definizione è messa in dubbio, si può essere colpiti ovunque anche in Europa. L'informativa dell'FBI che ha inserito alcuni luoghi di Milano tra i possibili obbiettivi degli jihadisti ha fornito il suo contributo: ogni foglia fuori posto viene controllata. E i 250 poliziotti in più rimasti sul territorio milanese, dato confermato anche dal Siulp, stanno contribuendo a tenere altissima la guardia. Soprattutto in visione del 7 dicembre: la prima della Scala è un evento mondiale e potrebbe essere un ottimo bersaglio per i terroristi, anche se dalle istituzioni inviano messaggi tranquillizzanti perché «non ci sono segnali di minacce particolari». E poi non si può semplicemente istituire controlli per chi sarà presente: ci sono anche le centinaia di semplici curiosi o i contestatori che difficilmente perdono l'appuntamento. Gestire questa massa di persone non sarà semplice. La preoccupazione per la sicurezza sta causando anche polemiche politiche come quella tra il candidato alle primarie Pd Pierfrancesco Majorino e Riccardo De Corato, di Fratelli d'Italia: il primo chiedeva al ministero di lasciare i poliziotti in più arrivati per Expo, il secondo gli spiegava che i sindacati della Polizia segnalano che la partenza è già avvenuta. E sono le stesse organizzazioni dei lavoratori in divisa a puntare il dito contro la gestione della sicurezza del governo: si prediligono le iniziative spot e con un grande dispiego di mezzi e risorse, a scapito di interventi meno onerosi e più efficaci anche sul lungo periodo. Come per Expo: arrivarono talmente tanti poliziotti «che non sapevamo cosa fargli fare», hanno ammesso gli stessi agenti. Dopo qualche settimana, in molti furono rimandati a casa senza che il sistema subisse contraccolpi. «Per fare una buona sicurezza bisognerebbe investire su infrastrutture, parco auto, divise - spiega Nicola Montinaro, segretario generale provinciale Uil Polizia insieme al presidio del territorio, invece si predilige questa sicurezza massiva e temporanea: così si disperdono le risorse economiche in azioni temporanee».Intanto per tentare di distendere i rapporti tra la comunità islamica e il resto della città, oggi i musulmani scendonoo in piazza per dichiarare la loro ferma condanna degli attentati. Una presa di posizione secca contro i seminatori di morte dell'Isis.
Michelangelo Bonessa