Le uniche esplosioni di pathos sono quelle che provengono dagli acuti della pulzella d'Orleans, maestosamente incarnata dalla soprano russa Anna Netrebko. Fuori, nella piazza e nelle vie antistanti a un Piermarini mai così blindato, regna una surreale calma piatta. Il rischio zero non esiste, aveva avvertito il prefetto di Milano Alessandro Marangoni. Vero è che l'immane spiegamento di forze, che ha serrato l'intera area che dai confini della Galleria Vittorio Emanuele si estende fino a quasi tutta via Manzoni, deve aver scoraggiato non tanto i famigerati jihadisti, quanto i soliti gruppi di autonomi per tradizione pronti a lanciare uova contro smoking e visoni. Sì d'accordo, un paio d'ore prima ha echeggiato qualche timido coro di protesta da parte di un gruppuscolo di esponenti del «Cub» che hanno anche lasciato volare in cielo palloncini neri. Per il resto, i supercontrolli con tanto di metal detector protesi verso borsette di Chanel e cappotti di cachemire, sono stati i veri protagonisti di questa prima delle prime. Un clima da stato di guerra che non ha né scomposto né scoraggiato politici e vip dal presenziare alla serata dell'anno. Anzi. Superati i cordoni di sicurezza che accedono a uno sfavillante foyer, e dopo i minuti di militaresca fibrillazione per l'arrivo di Matteo Renzi e signora, è un coro di generale plauso verso le misure eccezionali volte a tutelare uno dei «simboli della cultura occidentale». E allora anche il metal detector può diventare cool. «È giusto che ci sia una sovrabbondanza di sicurezza, ho grande fiducia nella nostra capacità di organizzarci», ha dichiarato il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo Giovanni Bazoli entrando alla Scala. «Trovo che il teatro sia ben presidiato ed è giusto che sia così», gli ha fatto eco Daniela Santanchè in elegante abito verde che ha aggiunto: «Dopo gli attacchi di Parigi e dopo l'allerta dell'Fbi sulla Scala dobbiamo dimostrare di non avere paura». «È una Milano con il giusto livello di sicurezza», ha commentato Corrado Passera a braccetto dell'affascinante signora Giovanna. Anche Emma Marcegaglia, presidente di Eni, ha apprezzato la gentile severità del servizio d'ordine notando come in città «non c'è paura ma grande energia. È una città forte ed è rinata». Anche l'abito scintillante con fili metallizzati di Valeria Marini non è stato risparmiato dai controlli: «È giusto che sia cosi», ha detto la ridondante soubrette entrando nel foyer. Giovanna d'Arco, l'eroina d'Orleans, per una sera sembra aver spazzato via la paura. «Ma quale paura, non siamo mai stati così sicuri» ha scherzato nei corridoi l'ex presidente della Camera Nazionale della Moda, Mario Boselli. Nessun timore nemmeno per Patti Smith che ieri era a Parigi per ricordare le vittime dei terroristi, ma che è giunta a Milano «solo per vedere l'opera». Gli abituè della prima non hanno dubbi: «Mai come stavolta era importante esserci - ha detto la stilista Raffaella Curiel - perché bisogna andare avanti, se no facciamo il loro gioco». E così nel labirinto del teatro, scompaginato dai nuovi percorsi di sicurezza, c'è stato anche chi si è perso, come una giovane orchestrale che non è riuscita a raggiungere la «buca».
Misure di sicurezza eccezionali ma tutti d'accordo: «Giusto così, esserci non è mai stato così importante»