«Ciao, scusa, posso chiederti perché manifesti?». «Sono contro il fascismo» risponde la studentessa, 15 anni al massimo, piglio sovversivo. «Capisco, e chi sarebbero i fascisti?». «Quelli del Duce». «Ma no - interviene il compagno di classe - Guarda che manifestiamo contro la Siria». Arriva uno studente (o presunto tale) più grande, con alle spalle qualche corteo in più. Stoppa tutti: «Stiamo andando in piazza Fontana per l'anniversario della strage. E protestiamo anche contro la Buona scuola di Renzi». Ecco chi ha bloccato la città: ragazzini con le idee confuse, indottrinati - e nemmeno bene - da quattro capetti dei centri sociali. In nome di una protesta contro tutto, poche decine di adolescenti sono riuscite a paralizzare il traffico della città. Oltre al corteo autorizzato del gruppo The Take, partito regolarmente da largo Cairoli (non più di 200 persone), ci sono stati altri due mini cortei, ognuno di una quarantina di ragazzi al massimo. Uno guidato dal centro sociale Lambretta e partito (senza autorizzazione della questura) da Porta Venezia. Un altro, altrettanto abusivo, organizzato da Rete studenti e liceo Manzoni, partito dal Carrobbio. Risultato: i tram hanno dovuto deviare i percorsi, la gente si è trovata a piedi e gli ingorghi di auto si sono risolti solo alle 12. Non solo: i ragazzi hanno lanciato uova contro la sede di Unicredit di piazza Cordusio ed esposto uno striscione con la frase «Unicredit esporta morte in tutto il mondo». Una lunga scritta di 50 metri, invece, è stata tracciata con la vernice davanti alla sede del consolato della Turchia in via Larga: «Non c'è futuro senza la memoria». Nel menù anche fumogeni e imbrattamenti vari sui muri con le bombolette. Ma stavolta, a far infuriare i milanesi in giro per lavoro sono stati i due cortei spot che hanno paralizzato la circolazione. Nessuno ha potuto fermarli né sgomberarli. Gli agenti si sono limitati a raggiungerli e a «scortarli» per limitare i danni. Da qui l'appello del vicepresidente del Consiglio comunale Riccardo De Corato al neo prefetto Alessandro Marangoni: «Il centro storico, tra San Babila e il Castello, deve essere chiuso alle manifestazioni, non è accettabile che il cuore della città sia esposto a vernice e danneggiamenti. Nel 2009 l'allora ministro Maroni emanò una direttiva, inviata ai prefetti, per regolamentare la concessione degli spazi per le manifestazioni tenendo conto della salvaguardia di alcune aree». Nel 2010 il prefetto Gian Valerio Lombardi stava mettendo a punto un divieto simile nell'area tra San Babila e il Castello, in accordo con il soprintendente dei beni architettonici e culturali. Poi, in era Pisapia, non se ne è più parlato. E, dal canto loro, i centri sociali si sono fatti furbi: anziché muoversi in massa, si sono inventati mini cortei abusivi più snelli, difficili da prevedere.
Oltre a quello autorizzato, altri due cortei abusivi la mandano in tilt Strategia inaccettabile. De Corato: «Il prefetto regoli queste proteste»