Il ringraziamento principale della questura va all'artista che ha realizzato questi scatti evocativi e profondamente passionali, emotivi. Un uomo che appena un mese fa, del tutto inaspettatamente e dopo un'esistenza densa di successi, ha deciso in autonomia di andarsene da questa terra, nella solitudine della sua casa di Milano. Quell'uomo è Massimo Gatti e la sua scomparsa ha lasciato un vuoto in tantissime persone. «Quando è successo siamo rimasti sgomenti. Ma è quella sera che è nato questo libro Milano, il blu delle Volanti. Anzi, per accorciare i tempi con la casa editrice, il libro lo abbiamo fatto e poi trasmesso noi qui, dalla questura». L'emozione, l'affetto, un turbinio di sensazioni attraversano in un attimo lo sguardo fermo di Maria José Falcicchia, donna di poche parole, di gesti essenziali ma autentici, la prima a dirigere proprio da donna orgogliosamnete in divisa l'Ufficio prevenzione generale, le «Volanti» di Milano. La prima a sognare, pensare e poi riuscire a realizzare, con l'aiuto dei «suoi» collaboratori inestimabili (i poliziotti del suo ufficio), di uno sponsor generoso (la Snam) e della completa fiducia del questore Luigi Savina e del Dipartimento di pubblica sicurezza, il volume. Il resto lo ha reso possibile la Regione con il presidente Roberto Maroni che, forse ebbro della gratitudine vera che chiunque è o sia stato ministro dell'Interno dovrebbe provare verso le forze dell'ordine, ha messo a disposizione gli spazi espositivi di Palazzo Lombardia per esporre da ieri (serata inaugurale) fino al 14 gennaio compreso, le foto originali che poi compaiono nel volume.«Massimo Gatti aveva capito che noi delle Volanti con quegli scatti non volevamo solo raccontare Milano e il nostro ufficio, non cercavamo quindi foto dal carattere operativo - spiega ancora Falcicchia -, piuttosto intendevamo rendere attraverso le immagini il rapporto tra le nostre pattuglie, noi della polizia e i milanesi. Un rapporto servente, ci tengo a sottolinearlo, da parte nostra. Infatti accanto a ogni foto c'è la frase di alcune delle centinaia di lettere di ringraziamento che ci arrivano ogni mese. Così Gatti è partito con le foto, realizzate tra marzo e settembre».Chissà. Gatti aveva ottenuto a parole (seppur definite dall'ufficialità di un carteggio via mail con le autorità preposte) lo spazio comunale di palazzo Morando, in via Sant'Andrea, per un'altra sua mostra sulla solitudine. Un'esposizione a cui teneva moltissimo e che doveva tenersi tra novembre e febbraio. Quando la questura aveva chiesto per la propria mostra un altro spazio di Palazzo Marino, l'atrio del museo del Novecento, Gatti si era interessato. Tuttavia, com'è normale, si tratta di spazi a pagamento. E nonostante il patrocinio entusiasta del sindaco Pisapia, l'ok definitivo da parte di chi doveva decidere veramente, era stato negato. Nessun problema: in questura hanno compreso e accettato il no. Quando però Gatti si è visto negare anche palazzo Morando per la propria mostra, che sembrava cosa già fatta, è rimasto molto amareggiato. E si sa che certi pizzichi, in un momento di forte fragilità, hanno l'effetto di uno schiaffo in pieno volto.
Le immagini di Massimo Gatti sul rapporto tra polizia e città